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è la piccola casa di Jacque il macchinista, nell’ultima in fondo abitò Numa Roumestan il ministro. Adesso entriamo in via De Goncourt: è una bella strada. Ecco lo studio di Manette Salomon, l’ospedale di Soeur Filomene, la casa della Faustin, in quella casipola nacque la povera Elisa, in quell’altra abitarono i fratelli Zemganno, più in là Renata Mauperin. Quella palazzina, a due passi, con una piccola facciata da museo, è la Maison de l’Artiste, una specie di bazar pieno di mobili, di quadri e di cianfrusaglie. Un momento: osservate quella casa, che si avanza stranamente sulla strada: è di aspetto povero sotto la decenza, è la casa di Germinie Lacerteux. Svoltando si entra nel quartiere di Zola, il più vasto dei quartieri recenti, quantunque sia ancora in costruzione. L’enorme fabbricato che si prolunga dalla casa di Germinie Lacerteux, ripetendone il disegno, dall’insegna della grande liquoreria presso la porta si chiama L’Assomoir: è quello che ha fatto il nome all’ingegnere, no all’architetto, perchè questa volta l’ingegnere è un grande artista. Esaminate come Zola ha riprodotto minuziosamente il cattivo stile parigino moderno nel palazzotto dicontro; questa volta l’esattezza arriva al capolavoro, è il palazzotto della Curèe. Più in là sorge la casa dell’altro Rougon Son Exellence, in fondo alla strada l’immenso, prodigioso mercato, il vero Ventre de Paris.
— È bello?
— Un mercato difficilmente può esserlo, ma è immenso, prodigioso. Avete ancora notata quella altana? Là abitava Elena Mouret colla figlia, la povera piccina nervosa.
— Quell’altana è un capolavoro.
— Di costruzione non direi, ma vi si respira