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Quindi le ombre proseguivano crollando il capo con una rassegnazione contenta della gioia altrui.

I più annoiati erano i pochi provinciali, perchè anche Bologna come tutte le capitali per quanto piccole ha questa categoria alle proprie feste, e i giovanetti di primo carnevale, cui la confidente facilità degli altri eleganti faceva soffrire nell’amor proprio; quindi si raggruppavano qua e là per riunire tutte le loro debolezze in un assalto di maldicenza, o isolati sopra una poltrona tentavano tratto tratto di ostentare la noia.

Alcuni bevevano.

Lelio Fornari si riconobbe ridicolo. Tutto il suo orgoglio era prostrato da quelle poche scherzose parole della principessa, che dicendogli di farsi presentare aveva risposto così repentinamente al suo urlo inconsapevole.

— Irma!

Girellò ancora pel vasto appartamento seguendola da lontano per attendere almeno qualche gesto, ma ella sembrava averlo dimenticato. Benchè riconosciuta già da tutti, seguitava a tenere la maschera per divertirsi di quel frastuono senza prendervi troppa parte, barattando qualche stretta di mano colle più intime conoscenze, che le si inchinavano ossequiosamente come se fosse già smascherata. E a poco a poco il suo codazzo si era ingrossato, molte signore in toeletta da ballo venivano a complimentarla, altre l’avevano invitata a cena.

— E Giulio, tuo marito?

— È a Roma.

Le sale per la cena erano al pianterreno, ma un piccolo gruppo di signore con quella prepotenza aristocratica, cui i circoli borghesi non san-