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— Vorreste mangiarci quei due soldi che abbiamo — rispose il maggiore dei due figli, il più lacero.

— Ti ho detto di bere — ribattè il conte rattenendosi.

— Dove avete i quattrini voi?

Il vecchio, che si vide penetrato, gli lanciò una occhiata sinistra; la plebaglia rideva e fermava quanti passassero per farli assistere alla scena.

— Il conte, il conte! — vociavano i bambini.

Il conte era diventato livido.

— Tu dunque vai a batterti per la patria? — replicò con voce stridula. — Sai che cosa ti darà la patria, dopo?

— Non voglio niente io.

— Te lo darà ugualmente: ti darà la galera.

Il figlio alzò la mano, ma la gente s’interpose.

Nullameno il conte trovò modo di farsi ubbriacare da un altro volontario, e prima di sera incontrandosi coi figli:

— Ohè! — gridò loro barcollando — io ho fatto bene la mia prima tappa.

Questo scherzo li rappattumò.

Ma come il vecchio aveva predetto accadde: dopo cinque o sei anni ambo i figli quantunque non malvagi finirono in galera. Egli proseguiva la solita vita, solamente era stato nominato organista della parrocchia con cento lire annue di stipendio e, ciò che maggiormente importava, con una nuova facilità a scroccare buoni pranzi. D’allora non fu festa di campagna alla quale si suonasse o no l’organo senza di lui. Arrivava primo, nel tempo della caccia, colle reti e i richiami, per cacciare in qualche campo vicino ove in mancanza d’uccelli s’ingegnava colla frutta o altro; d’inverno col solito man-