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TESTA O LETTERA?


Una volta era stato un signore.

I vecchi del villaggio si ricordavano ancora di suo padre, il cavaliere, che Gregorio XVI nominò conte per quelle due tornature di campo offerte al paese, quando si doveva costruire la grande chiesa parrocchiale. Ma il titolo di conte non aveva attecchito, perchè nelle fantasie montanare egli avrebbe dovuto essere molto più ricco per meritarlo davvero; rimase quindi cavaliere.

Fece educare il figlio, l’estremo e l’unico della sua vita, nel seminario della prossima città, poi sentendosi troppo vecchio lo riprese a casa e se lo tenne costantemente dappresso sino agli ultimi giorni. Il ragazzo diventato ormai giovanetto sembrava intelligente ed era bello; quindi il cavaliere morì, e il giovanetto fattosi quasi uomo volle subito essere un giovane alla moda secondo il costume d’allora nel villaggio. Ma siccome la moda è identica in tutti i luoghi e in tutti i tempi, si mise contemporaneamente a comprare cavalli, a giuocare, ad amoreggiare. La sua vita era una festa. Fragorosamente allegro, stordendosi nel proprio frastuono e colle adulazioni della poveraglia, che lo chiamava sempre conte e cavaliere, egli era l’anima e l’invi-