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alle donne e agli altri apostoli, Giacomo gonfia o gonfierà... che cosa? Io non lo so.

Un sorriso apparve sulle labbra di tutti quei giovani.

— Lascia, lascia, tutto questo sarebbe nulla: non è Giuda che parla, ma Bovio, il quale nel l894 crede di poter giudicare ognuno di quei quattro apostoli con una sola parola. E sempre l’uomo, che nella propria Filosofia del Diritto scriveva: «Spartaco ebbe un successore, Cristo», ed ecco pareggiata una guerra servile di Roma a tutto il cristianesimo. Ma Giuda sente una fatalità di tradimento intorno a Cristo: la battuta questa volta è buona, se non che Giuda dovrebbe sentirla in sè stesso per alzarsi a figura drammatica rivale di Cristo, e invece arzigogola sul tradimento, il quale è secondo lui nell’aria, nella folla, nei discepoli, nei fratelli stessi di Cristo se il genio può averne, per finire al solito in una lirica, dubbiosa bestemmia: «Se dietro al tuo patibolo il traditore sono io, la complicità si addensa dal genere umano a tuo Padre».

— Ma lo sai dunque tutto a mente? — chiese Osnaghi.

— Ecco tutto il Giuda di Bovio: che cosa è quest’uomo? Parrebbe un patriota giudeo, poi si perde nel vaniloquio, non ha una passione, una idea, un carattere, un temperamento. Parla come un retore, declama peggio d’un istrione essendo a sè stesso teatro ed attore, e, come questo non bastasse, ecco ancora Maria di Magdala a fargli l’ultima lezione di filosofia. L’etèra della prima scena avrebbe dovuto essere la donna pagana, abbastanza fine per cogliere i primi sottili aromi di un pensiero nuovo anche se religioso; questa della seconda sarebbe già la passione novella, l’amore umano purificato dal contatto divino e sublimatosi nel sacri-