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Dio ha violato intorno a lui tutti gli elementi umani: ma Giuda perchè tradì? Questa oscura domanda ha sempre pesato sul sentimento cristiano; il traditore nella prima parte della vita di Cristo rimane insignificante, quindi la sua negazione scoppia improvvisa ed assurda per dissiparsi subito dopo entro l’ombra. Nell’arte la figura di Giuda non fu mai disegnata, e Dante stesso, il poeta dei poeti, il più pensatore dei poeti come dice Bovio, vi ha fallito mettendolo in fondo all’inferno in una delle tre bocche di Satana fra Cassio e Bruto. Dante, che applica sul Satana biblico la triplice maschera del cerbero virgiliano, e nella gamma divina delle espiazioni pareggia deicidio e legicidio! Eppure è Dante, il poeta della Tolomea, nella quale i peccatori traspaiono come paglie nel ghiaccio e, mentre piangono per lo spasimo, le lagrime si gelano loro dentro gli occhi! Nullameno Dante ha fallito, Bovio altera le date della leggenda cristiana per condensarne il significato; la famosa frase — qualcuno tradisce — pronunciata all’ultima cena cogli apostoli, la suppone detta prima dell’aneddoto coll’adultera, pel quale ha concepito il proprio dramma. Giuda comincia col pensare il problema di Socrate: ebbe egli ragione di morire per le leggi della sua città anzichè per la propria dottrina? «Sarà più grande di lui questo idealista di Nazaret?» Perchè Giuda applica a Cristo questa parola moderna e nel più moderno significato? Poi definisce gli apostoli: «Pietro che trema, Giovanni che delira, Giacomo che gonfia, Tomaso che dubita», ma Pietro nella tragedia cristiana tremerà e rinnegherà veramente il maestro solo nel cortile di Caifas, Giovanni delirerà vecchio nell’Apocalisse, Tomaso resterà celebre per il proprio dubbio contro Cristo risorto e riapparso