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fatta così, la bellezza aveva anch’essa i propri diritti e la gioventù era piena di passioni. A settant’anni egli doveva saperlo quanto un altro. Perchè dunque se ne lamentava? La sua vita, legata con quella di Prudenza a una profondità prima d’ora nemmeno sospettata, si era sempre pasciuta di una illusione, illusione l’amore delle prime notti, illusione l’amore del primo ed unico bambino!
Adesso gli sembrava di non avere più passato. La sua vita, semplice impiego nell’amministrazione di un gran signore, serie di conti e di conteggi, perdeva ogni significato: che cosa era dunque venuto a fare nel mondo? E ora tutto era fatto! Persino questa suprema e totale disgrazia era così lontana che non si poteva più parlarne.
Nell’oppressione di quest’ultima idea gli parve che una mano di ferro stringendogli lo stomaco gli ricacciasse tutte le castagne mangiate nella sera su per la gola con un’amaritudine di purgante. Per reazione si alzò. La sonnolenza tiepida ed onesta della camera gli fece male, forse la camera conosceva tutto quel triste secreto. Girò due o tre volte per l’alcova sempre colle lettere in mano, e si fermò dinanzi al ritratto di Fernando, alto nella parete sopra quello stesso canterano cui voleva mutare posto. Quell’idea di ricordare a Prudenza la prima notte di matrimonio gli morse allora il cuore. Chissà quante volte ella sopportando le sue carezze aveva pensato con un sospiro al bel ufficiale! Ma Fernando era proprio loro? Si appressò al canterano, lo assettò con un altro spintone al solito posto ed allungandovisi sopra con uno sforzo staccò il ritratto dalla parete.
Fernando era miniato, nudo nello splendore della innocenza sopra un cuscino.
Egli lo strinse nella mano tornando con passi