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va esserle piaciuto più di un povero impiegato mal vestito, senza spirito, che aveva appena un buon cuore, e non sapeva che amare e rispettare. Quindi una malinconia dolce, piena di generosi rimpianti per se stesso, gli strinse l’anima. Poi si ribellò ancora. Infine egli non ci aveva colpa di essere stato così: perchè ella dunque lo aveva sposato? Che cosa poteva rinfacciargli? Non l’aveva sempre tenuta sopra un altare? Non era sempre stato un uomo onesto? Tutti non lo rispettavano? E riandando agli ultimi cinquant’anni della sua vita, così morigerata ed attiva, si disse che valeva bene quella di un altro, giacchè egli non aveva d’arrossire in faccia a nessun gran signore. Ma una voce sorda ed ostinata gli gridava nullameno dal fondo della coscienza che il torto era suo: la primavera è dei fiori, e nella stagione dei fiori un buon frutto è senza pregio. Egli non era mai stato altro.

Prudenza infatti lo aveva sempre apprezzato, ma un fiore misterioso le aveva fatto un giorno girare la testa. Povera donna! Mentre tutte le altre fanno scontare al marito la propria colpa di sensi o di cuore, ella invece lo aveva egualmente prediletto. Allora l’immagine di Prudenza ai bei giorni gli riapparve, quando il suo volto puro come quello di una madonna imponeva quasi silenzio alle voglie brutali dell’amore; o lungo i passeggi nella domenica quando tutti la guardavano, ed egli sentiva in quella ammirazione di tutti come dei rimproveri per se stesso. Egli non era degno di Prudenza; se non avesse profittato della sua inesperienza per sposarla, forse Prudenza sarebbe diventata una gran signora.

Ed ella non se n’era mai lagnata.

Ma con tutte queste ragioni il suo cuore soffriva sempre. Sciaguratamente per tutti la vita era