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loro delle distrazioni; e le entrate trionfali dei nostri eserciti, i bersaglieri bruni e piumati, i garibaldini colle camicie rosse, le bande, le luminarie, i discorsi, gli entusiasmi, che scoppiavano in grida di pianto e in lacrime di follìa, il mutamento profondo in ogni ordine, l’affaccendarsi vertiginoso del nuovo assetto strepitarono, vampeggiarono intorno a loro. Gaspare costretto a far parte della guardia nazionale vi raggiunse il grado di sergente, partecipò a molte dimostrazioni, fu membro in più di un comitato, ma di ritorno a casa, rivedendo Prudenza che non ne usciva quasi più, lo sguardo gli correva fatalmente a quella cuna vuota.

Ah! se Fernando fosse stato vivo, come lo avrebbe vestito da bersaglierino.

E anche questo dolore passò. Prudenza stessa, che era stata sul punto di morirne e, forse per un istinto della vita, si rifugiava in una più intensa predilezione di Gaspare, parve obliarlo: la loro esistenza solitaria avvallò lentamente nella vecchiaia come nell’ombra di una sera umida e pacifica. Egli era stato pensionato, ella non aveva avuto altri avvenimenti: adesso si sorreggevano affettuosamente l’un l’altro dimenticando nella inalterabile intimità della loro concordia che la morte potesse mai separarli.

Seduto sulla poltrona, coi piedi sugli alari e la testa sull’orlo dello schienale, chiuse gli occhi. La pace tiepida dell’ambiente penetrava nella quiete della sua coscienza onesta di vecchio, il quale non si sentiva ancora decaduto: egli poteva guardarsi intorno e dietro senza un rimprovero. Prudenza era arzilla, si amavano come al primo giorno; mai nella loro lunga vita di sposi una cattiva parola era caduta nel mezzo di un discorso e li aveva momentaneamente divisi. E allora fra quelle ultime fiamme