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disastroso del solito, appena detta l’ultima giaculatoria, nel rimettere il bambino entro la coltricella merlettata non potè rattenersi dal mostrarglielo con un gesto fra servile e civettuolo. Le altre donne avevano fatto ala, e l’ufficiale, avanzatosi forse involontariamente di un passo, si era trovato al fianco di Gaspare e del prete, che gli sorrideva sotto il volto con quel sorriso dei preti di allora verso i tedeschi.
Quindi sotto l’attrazione del bambino tutti si erano inteneriti: l’ufficiale aveva esclamato in bonissimo italiano:
— Come è bello!
E volgendosi al padre, che si riconosceva necessariamente fra tutti all’aspetto impacciato ed insieme orgoglioso, gli aveva detto con una irresistibile gentilezza di maniere:
— Questo angelo ignora ancora i nostri odii politici: mi permettete di dargli un bacio? Egli è bello come l’Italia, speriamo che sia più fortunato.
Gaspare strozzato dall’emozione non aveva saputo che dire, ma il bambino al soffio leggero di quel bacio aveva risposto con un vagito. Tutti avevano le lagrime agli occhi, poi l’ufficiale fece un saluto militare cortesissimo e, per non compromettere più oltre quella buona gente colla propria presenza, uscì.
Gaspare era raggiante: in casa lo raccontò subito a Prudenza, che ne pianse.
Così erano passati due anni, quindi il bambino si era ammalato improvvisamente ed era morto. Lo spavento prima, il dolore poscia di quella perdita non si descrivono; per qualche tempo ne rimasero come inebetiti, Gaspare invecchiò, Prudenza divenne quasi brutta. Invano la rivoluzione cacciando i Tedeschi e rintuzzando i preti venne ad offrir