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LA NOTTE DI NATALE


Tutte le ragazze si alzarono.

La Prudenza diede ancora una occhiata in giro, accomodò un ciocco caduto da un alare, stette un momento incerta se riportasse la pentola nella cucina, poi risolvendosi d’un tratto disse:

— Andiamo.

Le ragazze già impazienti si agitarono fra le sedie con un garrito di passere, vi furono ancora delle risa, qualche scherzo di mano sugli abiti e sugli sciallini; Ghita, la più vanitosa, andò un’altra volta a guardarsi nella specchiera. Prudenza la richiamò sgridando con bonomia e tutte insieme sparvero collo stesso saluto dalla porta.

Prudenza, rimasta ultima, si rivolse col battente in mano ad osservare Gaspare.

Era un vecchietto con una calotta nera sulla testa che gli teneva luogo di berretta, una veste di percalle in dosso a fiorami diluiti dagli anni e dall’uso. Egli si alzò, tornò a scrutare dentro la pentola nella quale avevano bollito le castagne, rimosse il candeliere, lo smoccolò sebbene non ne avesse bisogno e si risedette sulla poltrona. La pezzola turchina gli spenzolava dietro ad una colonnina dello schienale.