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te solo nella vita, non ne accetta che la formula più alta, impossibile a tutti i sistemi, la bellezza. La vita è un fatto che la scienza cerca di decomporre, la storia di raccontare, l’arte di ripetere: l’arte è ancora la più fortunata. Forse Schelling aveva ragione affermando in essa l’ultimo momento del pensiero, se la creazione fu il primo momento della vita.

— Oh!

— Non mi credete? Ritorniamo dunque a Renan. Che direbbe oggi di lui Balzac morto nell’ammirazione di Gauthier? Uno scrittore per diventare veramente bello non deve essere novatore nè del pensiero, nè della forma; forse questa affermazione scritta susciterebbe polemiche e spropositi, ma io mi vi ostino perchè ogni individuo non può essere perfetto che adulto. La Grecia rappresenta la perfezione del pensiero moderno, quella del nostro secolo non so dove o quando avverrà. Uno scrittore per sperare di essere perfetto deve trovare tutto fatto attorno a sè, nel meriggio di un sistema, il quale abbia felicemente maturato tutto lo spirito di un popolo. Vedete, Renan giunge dopo che i romantici hanno rinnovellato la vecchia lingua classica e prima che i nuovi naturalisti la rimettano nel crogiuolo: ecco forse perchè egli scrive meglio di tutti. Però Renan è ancora più scrittore che artista, non rappresenta ma dice; solamente per questo non basta la sapienza della lingua, giacchè Littrè sapendo la storia intima di ogni parola gli rimane incalcolabilmente inferiore. Filologia e chimica formano le parole e i colori, la natura e i pittori inventano i toni.

E si fermò.

— Renan, Renan! – tornò a provocarlo la duchessa senza lasciargli nemmeno il tempo di respi-