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via tutto, le croci e le corone, i reggimenti e gl’imperi. Che cosa credete che sia un regno? Ci avevano messo dei secoli a farlo, noi lo conquistavamo in una settimana. Noi eravamo la Grande Armata, il resto era il mondo. Se Napoleone non fosse morto giovane, l’avremmo preso tutto, saremmo andati per le Indie e ritornati per l’America. Tutti i popoli ci aspettavano.

— E che cosa avreste recato loro?

Il vecchio sostò, poi guardandolo serenamente rispose:

— Napoleone.

— Comprendo — proseguì l’altro rattenuto un istante da quella immensa parola. — Il vostro è stato un gran sogno, ma la nostra realtà è anche più grande. Voi eravate la gloria e noi siamo la libertà, voi eravate l’esercito e noi siamo la moltitudine: voi siete stati gli ultimi conquistatori della storia. La guerra millenaria dell’umanità condensandosi in uno sforzo supremo ha prodotto le vostre battaglie; ora la guerra dei popoli è conchiusa e comincia quella delle classi: la prima condensò le nazioni, la seconda le dissolverà in un solo popolo. Una volta il soldato si batteva per il generale, domani vincerà per se stesso.

Il vecchio evidentemente affaticato fece uno sforzo.

— Vedete là quella costellazione? Un giorno la chiameranno forse di Napoleone: io ci sono, voi con chi siete?

— Sono nichilista! — Poi abbassando la voce soggiunse: — Noi lavoriamo nel secreto a rovinare il vecchio impero per costruire la giovane Russia, cospiratori nell’ombra, martiri al sole.