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ben punito: Sant’Elena è stata la prigione del tiranno.

— Napoleone non fu mai prigioniero — tuonò il vecchio; — nessuno lo battè mai veramente: solo qualche volta noi ci trovammo in troppo pochi o morimmo in troppi per poter vincere, ecco tutto! Gl’Inglesi, che lo tradirono sulla parola, non osarono tenerlo, e lo misero sopra uno scoglio coll’Oceano per sentinella. Eppure — mormorò con una pausa, quasi parlando coi propri ricordi — gl’Inglesi sono buoni soldati! E la conversazione cadde; ma il giovane, che evidentemente vi si appassionava, tentò di riannodarla.

— Il mondo è mutato: alle battaglie sanguinose stanno per succedere le lotte feconde del lavoro. Tutti i tiranni d’Europa, meno il nostro, hanno dovuto transigere col popolo, la libertà arriva da tutte le parti e scalza il vecchio edificio del privilegio: non più guerre dinastiche, non più oziosi e signori, prepotenti e mezzani. Che tutti lavorino e siano liberi, la donna diventi uguale all’uomo, per unica patria il mondo. Benchè con linguaggio diverso, tutti diremo la stessa parola, c’intenderemo negli scopi e nei mezzi: Napoleone non ha voluto credere al vapore, e oggi il vapore vale più di tutte le sue vittorie.

— Che! — proruppe il vecchio, scagliando sul giovane uno sguardo, di cui il bagliore brillò nelle tenebre. La canna gli tremava nelle mani, parve voler prorompere, poi si rivolse verso il mare con un gran gesto.

La notte era fosca, il mare ascoltava.

— Vi ho offeso? — mormorò umilmente il giovane.