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fiasco per finire di ubbriacarla, la metteranno in cuccagna.

— Nel capanno ci si sta bene. Turulù vi ha lasciato l’altra settimana un fascio di paglia — replicò Toto cogli occhi luccicanti.

— Adesso bisogna tener qui Santone.

— Vado a vedere.

— No, se vai ci resti: sta qui — conchiuse imperiosamente guardandogli in faccia così che l’altro si sottomise.

— Allora che cosa vuoi fare?

— Andremo giù noi con Santone.

L’altro ebbe un gesto d’incredulità.

— Gli dico che è la Sghemba di Porciano; noi l’abbiamo condotta laggiù d’accordo cogli altri e vedrai che viene anche lui. Tu vai avanti ad avvisare che scappino perchè arriva Santone.

L’altro non capiva ancora.

— E se la scopre?

— Non la scoprirà. È buio; Santina, riconoscendolo alla voce, starà zitta.

Mengo e Rocco entrando dalla scala tagliarono loro il dialogo; allora Santone tornò alla tavola e la Veronica servì altri cinque ponci.

— Abbiamo cantato fino adesso: ohè, Mengo!, torna a dire l’ultimo stornello — esclamò Rocco, che una sbornia affettuosa traeva a confessare la propria inferiorità davanti al rivale.


                              Fiori di cesta,
               Se Adamo c’ebbe a perdere una costa
               nel far la donna Dio perdè la testa.

Ma gli stornelli non facevano più effetto a quella ora.

Fortunatamente Santone s’impegnò con Mengo in un discorso di fieno, che non poteva essere bre-