Pagina:Oriani - Oro incenso mirra, Bologna, Cappelli, 1943.djvu/129

per tentare di essere egoisticamente felice nel minuto della propria esistenza. Tu solo, povero ragazzo, in duecentotrent’anni ti sei inginocchiato al mio altare pregando non per te.

— Oh! Maria, Maria! — egli singhiozzò.

Ma l’altra seguitò con voce più dolce:

— Tu preghi per lei senza aver preteso prima al suo amore, per lasciare quelli, che ne sarebbero nati, ad espiare nella durata dei secoli umani la vostra voluttà di un minuto. Ora non chiedere che risorga; ma il miracolo che invocavi è già compìto. La mia apparizione ti resterà qui confitta nella mente per sempre fino al giorno della morte.

E chinandosi adagio mentre egli la guardava col volto mezzo nascosto fra le palme, lo toccò appena coll’indice della mano destra sulla fronte.

— Va: tutto d’ora innanzi sia diverso per te.

Ella indietreggiò salendo verso il quadro prima ancora che egli ubbidendo al comando si alzasse colla faccia bianca e gli occhi secchi. I fiori gli mandarono intorno un ultimo buffo di odori.

Traversò tutta la chiesa stretto nel mantellone nero come quando era uscito cinque o sei ore prima dall’uscio della sacrestia per andarsene, e spingendo colle spalle il pesante portello si nascose dietro l’ombra del tamburo, nel quale si apriva dal di dentro la porta della chiesa. La mattina il sacrestano ancora assonnato non lo vide nel tirare i chiavistelli; nevicava ancora.

Giannino venne dritto a casa e si mise subito a letto sorpreso da un gelo di febbre acutissima: naturalmente la vecchia nei primi due giorni non se ne occupò giudicandolo un caso piuttosto violento di raffreddore, poi gli altri vicini lo seppero, e fu chiamato un medico che abitava al pianterreno. Questi, sinistramente impressionato, invece di