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volle amministrargli i sacramenti, egli invece era quasi contento pensando che forse anch’ella stava per morire. Il loro breve viaggio, così dissimile eppure egualmente triste, finiva allo stesso modo; avevano appena traversato un lembo della terra, che Dio già impietosito della loro stanchezza li richiamava.
Invece guarì. Allora provò tutte le amarezze della malattia, le prostrazioni, gli scoramenti, e soprattutto l’umiliazione della miseria, che gli contendeva di rimettersi in forza coi cibi sostanziosi prescritti dal medico. Intorno a lui il padre e le sorelle erano freddi: oramai credendolo svogliato degli studi e così poco in gambe si erano rassegnati a perderlo, quindi le querimonie scoppiarono alle spese provocate dalla malattia. Egli si sentì discusso, valutato coll’atroce discernimento dei poveri, pei quali tutto deve soggiacere alla misura del danaro.
Quando ripartì ai Santi per la città pareva uno scheletro, ma l’appetito gli era tornato in un rigoglio improvviso di giovinezza. Sciaguratamente i dieci franchi al mese non gli avrebbero permesso di mangiare di più, se qualche buona fortuna di chiesa non venisse ad aggiungere loro un altro guadagno. I primi mesi furono terribili, il freddo e la fame gli attanagliarono spesso lo stomaco. Rivide la giovinetta sempre così diafana, coi capelli d’oro sulle spalle, e le guance di un pallore cinereo: forse questo poteva essere un effetto del freddo, ma i suoi occhi incontrandola gli rivelarono subito, come la prima volta, che nulla era migliorato nella sua vita di fantasma.
Come la prima volta ella rivolse la testa a guardarlo, ed egli arrossì nuovamente. Essa pure cominciava ad alzarsi solo con quei primi freddi a rove-