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E gli strinse la mano.

Kriloff era agitato. Malgrado il suo noto coraggio dopo gli avvenimenti di quella sera stentava a rimettersi; ogni tanto si gittava occhiate dinanzi e di dietro, stringendo colla mano sinistra nella tasca della pelliccia il calcio di un piccolo revolver.

— Credi che non accadrà nulla? domandò inquieto.

— Che cosa potrebbe accadere?

— Quel....

— A quest’ora lo avranno già raccolto: passerò io per quella strada.

Ma, appena rimasto solo, il suo viso si offuscò: involontariamente si mise a camminare più adagio.

La notte era serena e frizzante, passavano poche persone e molte pattuglie. Loris si respinse il cappello dalla fronte, sbottonandosi la pelliccia: aveva caldo. Una violenta tempesta si era scatenata nel suo spirito, sferzandogli il sangue e mettendogli sotto il lividore del viso una rigidezza, che avrebbe destato molti sospetti in un osservatore intelligente. Un orologio di chiesa, che suonò le undici, lo fece sostare; contò mentalmente quei suoni. Il colloquio era dunque durato due ore.

Un momento pensò di tornare addietro per incontrare qualcuno del Comitato, che non poteva tardare molto a sciogliersi, ma riflettè che probabilmente avevano un’altra uscita, e che egli stesso era forse sorvegliato da qualche nichilista.