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dussero colle mine qualche guasto, che pochi muratori bastarono a riparare.
Uno dei cinque si agitò sulla scranna.
— Dite, ripetè il presidente.
— Chiedevate allo Czar Alessandro II una costituzione; ma poteva egli darla? Lasciamo come oggi si affermi che l’avesse già firmata alla vigilia della morte: sarebbe stata come tutte le altre riforme concessa con una mano ritirata coll’altra. L’esperimento di Pio IX a Roma nel 1848 vale per tutti: czarismo e papismo sono inconciliabili colla libertà; debbono essere distrutti non modificati. Perchè chiederla ancora nel vostro manifesto ad Alessandro III? Non si mendica al figlio, di cui si uccise il padre; è assurdo domandare al proprio nemico di suicidarsi: bisogna ucciderlo. Ma nessun regicidio uccise mai una monarchia. Il nichilismo non è più che l’ultima forma del romanticismo politico.
Loris sostò, ma una lunga corrente di pensieri lo spingeva.
— Dite, ripetè ancora il presidente.
— Alessandro II emancipando gli schiavi diede loro più di quanto voi sappiate ancora promettere: bisognava quindi sollevare il popolo contro l’aristocrazia, alla quale lo Czar lo condannava a pagare il riscatto delle terre, sollevarlo coll’offa d’impossessarsi di tutte le altre; e non lo tentaste nemmeno. Il popolo capisce i fatti e non le idee. Lo Czar colla concessione di terre ai contadini