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maschere. Se il vostro Comitato, anzichè di congiura fosse di guerra, sarebbe noto a tutta l’Europa, e la rivoluzione in Russia sarebbe già cominciata. Poi girando su loro un’occhiata sicura: non venni, proseguì, a domandarvi informazioni settarie; mi sarebbero inutili, giacchè nessun vostro attentato raggiunse mai lo scopo. Quel ritratto di Alessandro II mi dice che pensate il contrario; nullameno a che servì quello czaricidio? Vi esporrò limpidamente il mio pensiero. Venni a chiedere e ad offrire alleanza. Chi sono? Dovete saperlo; i vostri amici all’estero vi avranno informato sul mio conto; se non volli mescermi alle loro conventicole, le conobbi; lasciatemi dire.
— Dite.
— A che servì lo czaricidio? Non fu che l’ultima fase di un duello durato dodici anni. Vi perdeste qualche migliaio di soldati fra morti e prigionieri, ma otteneste colla pubblicità dei processi l’apoteosi dei patiboli, eccitaste le simpatie colle fughe dalle carceri, sollecitaste le curiosità colle caccie ai gendarmi, mandaste all’estero molti emigrati, disseminaste apostoli nel popolo. A che pro? Eravate una setta contro un impero, un mollusco sopra uno scoglio. I vostri mezzi furono la propaganda coi giornali fra un popolo che non legge, l’assassinio politico fra un popolo che non si batte. I vostri emigrati che cosa fecero all’estero? Riviste e libri: i più frequentarono le università accattando diplomi per professioni. I rimasti in Russia pro-