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— Se non l’avessi ucciso, avrebbe forse indovinato dove andiamo, e domani mattina saremmo stati tutti e due chiusi nella fortezza Pietro e Paolo. In guerra si contano le battaglie non i morti. Adesso pensa tu a che punto vuoi lasciare il fiacre. Credi che le adiacenze della casa saranno sorvegliate dai loro?
— Non credo.
— Nemmeno vi saranno ridicole formalità massoniche alla iniziazione?
— Trepof me lo ha assicurato.
— Ne dubito: il nichilismo è un’ultima forma romantica.
Ma Kriloff non poteva distrarre la mente da quella uccisione:
— Il tuo ago è così sicuro? È stata la prima esperienza sopra un uomo? Dove lo tieni?
— Qui, nella tasca della pelliccia: la puntura è fine, ma vi cascano dentro tre o quattro goccie di acido prussico e la morte è istantanea.
Loris indovinando il desiderio di Kriloff trasse il pugnaletto di tasca. Non era più lungo di quindici centimetri, sottile come un ago da materassaio; una profonda scanalatura ne faceva quasi un tubetto che finiva a lingua. Bisognava dare il colpo verticalmente, perchè l’acido scendesse nella punta rigata da minimi solchi. Il manico era di osso nero, come il tubetto; si sarebbe potuto portarlo nella tasca esterna dell’abito, che tutti l’avrebbero creduto un termometro da medico.