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Ogni tanto Ogareff e Kriloff consultavano Loris con un’occhiata; ma questi fingeva di non accorgersene. Il pranzo era alla fine. Anche l’altro aveva già ordinato il caffè e il cognac.
— Saremo in tempo? disse Loris a Kriloff abbassando la voce in modo da essere inteso dall’altro e lasciandosi apparire sul volto una improvvisa preoccupazione. Consultò l’orologio. Kriloff affermò di sì: parve che un imbarazzo si aggravasse improvvisamente sui tre giovani. Si affrettarono, chiesero il conto; adesso si dicevano qualche parola a mezza voce guardando con sospetto verso lo sconosciuto.
Il cameriere infilò loro le pelliccie. Appena fuori del caffè Loris si volse e vide lo sconosciuto che s’incamminava dalla loro parte. Alcuni fiaccheri vuoti erano a poca distanza; quindi Loris si fermò salutando Ogareff. Lo sconosciuto si avvicinava: egli mostrò di non vederlo.
— Ci vedremo dopo, mormorò Loris; lasciatevi trovare sulla piazza del teatro: e voltandogli le spalle salì con Kriloff sul primo fiacre.
Ogareff era tornato indietro.
Allora lo sconosciuto montò sopra un altro fiacre e li seguì: per mezz’ora fu una caccia. Le strade erano affollate, il freddo cresceva d’intensità perchè la notte si veniva facendo limpidissima; a un dato punto il fiaccheraio dei due giovani parve aumentare di velocità lasciando la grande strada del Maneggio. Si sarebbe detto che fug-