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nosciuto apparentemente occupato della propria minestra, rispose:

— No.

— Eppure bisogna vederne. Occorrerebbe una rivoluzione come quella del 93 per compiere studi interessanti sulla differenza dei coraggi umani, fra quello del gentiluomo e del mugik, del malfattore volgare e del delinquente politico, che avendo perduta la battaglia viene immolato come prigioniero. Sciaguratamente viviamo in tempi troppo calmi. Tutti i criminali sono coraggiosi in faccia al patibolo, ma il loro coraggio è fatto d’insensibilità o di iattanza, più spesso di questa che di quella; generalmente è un complimento alla bestiale curiosità della plebe accalcata nella piazza. Quando invece il condannato, come nel caso di Rodion... non ho ritenuto che questo nome, sapete voi quello della sua famiglia? si volse interrogando ad Ogareff: pare fosse uno studente; nel caso di Rodion il coraggio viene dalla esaltazione; è una forma religiosa dello spirito, e quindi l’esecuzione diventa martirio.

— Questa è la vera parola, rispose Ogareff compromettendosi, come se il discorso di Loris tendesse unicamente a provare la loro intrepidezza.

— Forse! Non ho conosciuto Rodion: il suo attentato, come lo narrano i giornali, fu una puerilità; in simili condizioni è quasi impossibile uccidere uno czar. Più la selvaggina è importante e più è facile sbagliarla; aggiungete, seguitò con