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bito di pensare: pena di morte a chi parla: permesso di scrivere, purchè si menta. I tuoi grandi, Andrea Petrovich, i tuoi grandi scrittori russi! Tu li credi grandi? Già.... Puskin! guarda i suoi Zingari; sono zingari quelli? Da lui comincia il pietismo, che ora delira in Tolstoi. Lermontoff? un Byron meno la sincerità della passione e l’originalità del romanticismo. Dostoiewski? un malato che racconta delle malattie. Negrassoff? un lirico, che ha saputo tacere quando per parlare bisognava morire. Tolstoi? che falsifica il mugik, facendone l’apoteosi, e cerca nel cristianesimo la rivoluzione dell’avvenire. Tcherniscewski? Mettilo fra Proudhon e Marx, e vedi che miseria di economista ne esce. Che fare? Intanto non fare romanzi come il suo, e non rispondere così poveramente a Stuart Mill. Herzen? Ecco che cosa può essere un Mazzini russo: un retore eloquente e voltabile; l’esilio, assicurandogli l’impunità, non basta a comunicargli la costanza. Tourguenief? uno squisito dilettante di letteratura; impara l’arte all’estero per dipingere paesaggi e scene russe a distanza. Gogol e Ostrowsky? ecco la satira russa, un riso che non castiga e non diverte. Bielinsky? la critica idealista di un’arte che manca. Solo la Polonia ha poeti, perchè la Polonia odia la Russia e si batte contro di essa. Non possediamo che una leggenda mondiale, Mazzeppa, e ne dobbiamo a Byron e a Hugo i versi più belli. Io sputo sulla Santa Russia.