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nipolatore, si torse vivamente, e vi appoggiò la mano.

Il principe indietreggiò spaventato; era livido cogli occhi sbarrati.

— No! gridò ansando: aspettate.

Olga e Lemm si avvicinarono. Loris, presentendo una spiegazione terribile, era diventato più pallido, con quella sinistra fisonomia marmorea, che Olga gli conosceva. Respiravano tutti a stento.

— C’è mia figlia, riprese il principe, quasi in queste semplici parole avesse con uno sforzo supremo condensato tutti i propri argomenti.

Loris non rispose.

Allora il principe ebbe un gran gesto, come se solamente in quell’istante si accorgesse di affrontare l’impossibile. La sua faccia divenne terrea, i suoi occhi schizzarono fiamme. Si rialzò; una lotta impossibile stava per incominciare. Loris incrociò con lui uno sguardo gelido, e strinse nel cavo della mano il bottone del manipolatore.

— Ah! gridò ancora il principe: almeno una parola.

— Mia figlia.... capite: è entrata poco fa con suo padre, e le labbra gli tremarono. Ero nel mio palco col ministro della marina; avevo già osservato quel palchetto ancora vuoto. È entrata per la prima, l’ho subito riconosciuta. Aspettate per Dio! urlò credendo di sorprendere un moto nella sua mano: non l’avevo vista da cinque anni, ma