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nutilità del primo sforzo lo richiamò alla realtà della situazione. La folla cominciava lentamente a diradarsi, le carrozze invece parevano aumentare, ed erano tutte d’invitati. Quelle solite ad attendere i cantanti stazionavano a gruppo, dinanzi al teatro della casa Chelapoutine. Lemm aveva le gambe ghiacciate sino al ginocchio.

Il principe non poteva tardar molto ad uscire.

D’un tratto lo vide nel portico, col gibus rigettato dalla fronte e la pelliccia sbottonata, sotto la quale si travedevano le decorazioni. Il principe si slanciò giù dai gradini, fra le guardie, che lo lasciarono passare rispettosamente. Lemm gli si spinse incontro, sgusciando dietro il cavallo del dragone.

— Principe! esclamò.

Il dragone gli era già sopra per colpirlo con una piattonata, quando il principe si volse e respinse il soldato con un gesto.

— Andiamo, andiamo, mormorò il principe con voce strozzata riprendendo la corsa.

Ma l’aria fredda, restituendolo al sentimento della realtà, gli fece abbottonare la pelliccia e rialzarne il bavero; poi si abbassò il gibus sulla fronte, camminando sempre così rapidamente.

— Che cosa è successo? chiese Lemm, che colle gambe intirizzite stentava a seguirlo.

L’altro rispose con un cenno di spavento.

Erano in mezzo alla piazza; le carrozze impedivano loro la corsa, mentre la neve, disciolta