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alzarsi sovra di essi, come il principe su tutta la corte e l’aristocrazia stipata nel teatro; erano quel popolo stesso, pel quale scoppierebbe la mina, i medesimi poveri, che quella ecatombe di ricchi doveva vendicare. Questa tragica contraddizione lo prostrava; egli non aveva potuto, come Olga, diventare inconsciamente un satellite di Loris.
Olga invece ritta al balcone, come una sentinella morta, guardava nella piazza senza vedere. La sua anima buona si era annegata nella certezza di quella catastrofe, come un naufrago nell’oceano. Così addossata al balcone, tutta chiusa nella pelliccia, doveva sembrare alla gente una delle tante signore ingenuamente beate allo spettacolo di quella piazza tumultuante. Ma Olga non pensava più, o tratto tratto pensava a Loris chiuso nel fondo di quel gabinetto, seduto allo scrittoio, colla mano ferma sul manipolatore Morse. Egli solo forse conservava anche in quel momento tutta l’impassibilità necessaria a tale inintelligibile olocausto, perchè egli solo aveva avuto l’anima così terribilmente logica da volerlo. Nullameno che cosa provava egli, giù nelle profondità più segrete del cuore? Quale differenza separava il suo odio da quello del principe? Perchè il principe non aveva resistito al piacere satanico di contemplare in teatro tutta la moltitudine dei propri nemici, pregustando la loro morte nell’onnipotenza del proprio segreto, mentre Loris si era nascosto a tutti, faccia a faccia colla pila? In quel