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mutavano i becchi del gas per aumentare l’illuminazione, la gente diventava sempre più allegra, e le sue voci arrivavano sino a lui, ritto presso i vetri della finestra come una statua. Gendarmi e soldati passavano a branchi tra il fiotto continuo delle carrozze, entro le quali balenavano uniformi militari e decorazioni. Tutto il popolo, addensato nella piazza, vi rimaneva lunghe ore sulla neve, insensibile al freddo, preso nella curiosità di quella festa, dalla quale era escluso, come dinanzi a un tempio misterioso. Era sempre lo stesso popolo, che ogni grandigia dei padroni affascina, e fra il quale le donne paiono sempre le più contente. Nullameno vi si distinguevano talora figure accigliate, si sorprendeva qualche gesto sdegnoso, forse di nichilisti, quelli che Loris disprezzava più del popolo.

Allora egli lasciava la finestra per tornare nell’appartamento di Lemm ad esaminare la pila. Tutto era pronto; bastava toccare il bottone, grosso e bianco, del manipolatore per determinare lo scoppio. Lemm lo sorprese in quella contemplazione, ma si ritirò senza parlare, andando in cerca di Olga. La fanciulla era nella propria camera, seduta sul divano, così disfatta nel volto che egli non osò dirle nulla.

Mancavano tre o quattro ore a notte, quando Loris non potendo più resistere alla propria tensione, uscì di casa per tornare al Monte dei Passeri. A mezza strada lo sorprese il dubbio che Olga e