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che uno di loro traversasse sempre la piazza, mentre l’altro se ne allontanava.

La neve cresceva bianca e polverosa coprendo tutto, soffocando ogni rumore, ammassandosi sui fanali, sui cornicioni, sulle inferriate, aumentando sempre. La notte ne diventava chiara, senza che il cielo si vedesse attraverso quel pulviscolo candido, che riempiva l’aria e impediva agli occhi di guardare in alto, mentre strideva ad ogni passo sotto le scarpe, stringendo intorno ai radi passanti come dentro un vortice.

Solo le pattuglie passavano lentamente, insensibili e solenni. Qualche volta si arrestavano sotto un fanale, o stazionavano ad un angolo; quindi riprendevano la marcia, vegliando sulla città immensa, che quella nevicata sprofondava nell’inverno. La loro grande campagna iemale cominciava quella notte.

Tre ore dopo Loris dormiva; Olga era ancora alla finestra colla fronte ardente contro i vetri, Lemm seduto davanti alla stufa beveva.

Da quel giorno Lemm non parlò più con Loris che come un soldato al generale; l’impossibile impresa, sognata tanti anni da tutto il partito nichilista, era compita per opera di uno solo, e non era che il preludio di un’altra maggiore. Con fretta febbrile Loris si occupava già dei preliminari di guerra. Aveva fatto stendere a Lemm una lista dei suoi correligionari più atti ad aiutarlo in quel disegno, sapendo che i più terribili nichilisti,