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l’eleganza del suo corpo s’indovinava anche dentro quella grossa pelliccia, lunga sino a mezzo gli stivali e chiusa da alamari di seta, sotto ai quali correva un doppio orlo di pelo. I suoi stivali, di pelle lucida impermeabile, calzavano un piede di donna: nella mano nascosta da un forte guanto di camoscio foderato di pelo nero, che chiudeva col proprio orlo il piccolo vano lasciato dai polsini della camicia sotto le maniche della pelliccia, stringeva una piccola canna dal pomo d’oro.

Fece qualche passo nell’atrio.

La moglie del portinaio era assente, o sepolta nella seconda stanza presso la stufa non si mostrava.

Ogni tanto qualche accordo di pianoforte e di violino scendeva dalle camere del secondo piano, ove stavano raccolti gli amici per la grande opera di Andrea Petrovich su Boris Godunof; ma o attendessero altri, o volessero assaggiar le bottiglie prima di cominciare la prova, nessun pezzo vero era stato ancora suonato.

I radi passanti trottarellavano entro le pelliccie, col bavero rialzato e il berretto sugli occhi, facendo stridere la neve o sollevandola ad ogni passo come una polvere greve: s’affrettavano lungo i muri in silenzio; appena qualche saluto e qualche parola. Dirimpetto all’enorme casa un’altra se ne alzava egualmente silenziosa e senza botteghe.

Un landau chiuso passò al trotto di due vigo-