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Tutta la difficoltà sarebbe nel non essere visto fra il turbine della neve, al momento di lasciarvisi cadere. Il candore dell’impermeabile e le raffiche del vento, costringendo i passanti a camminare colla testa bassa, dovevano aiutarlo. Per ultimo espediente aveva ordinato a Lemm di non abbandonare mai un angolo della piazza, dal quale potesse sorvegliare la doccia, e nel caso che una coppia di gendarmi vi si appressasse, di allontanarsi rapidamente facendo esplodere sulla neve alcune castagnole da lui stesso preparate. Sarebbe bastato accendere, colla brace dello sigaro, la loro brevissima miccia sotto la pelliccia. I gendarmi sarebbero accorsi alle detonazioni.

Lemm vide Loris dirigersi dalla parte opposta della doccia, girando intorno al teatro; in quel momento una pattuglia di gendarmi passava dinanzi ai grandi magazzeni dell’Okhotnj riat, un’altra era ferma al portone dell’Assemblea della Nobiltà. Il teatro fra il pulviscolo della neve si distingueva appena, i fanali lucevano fiocamente come attraverso una nebbia tempestosa. Il freddo cresceva. Tutta la piazza era già bianca, e si manteneva bianca malgrado il passaggio della gente e delle carrozze.

Lemm chiuso nella pelliccia, col berrettone calcato sugli orecchi, tutto bianco di neve, si diresse verso la casa di Loris. Di là potrebbe vederlo ritornare, perchè la distanza era più breve. Infatti gli parve travedere come un’altra bianchezza fra