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lottare, era assurdo credere a quel cattivo contrattempo. Il concerto si darebbe domani sera.

Quasi quasi destò Olga per riprendere la conversazione riaccettando ora quello, che gli aveva offerto con tanta passione; sarebbe stata una maniera, non peggiore di un’altra, per passare la notte. Ma in quella superba chiaroveggenza, che gli riduceva al minimo il pericolo del concerto rimandato, comprese che, accettando l’amore di Olga, ne rimarrebbe imbarazzato per l’avvenire.

— Che cosa pensano i condannati a morte l’ultima notte, nella solitudine buia della segreta? si chiedeva Loris. Sentono essi il tempo e lo spazio diversamente dagli altri uomini, avendone già dinanzi il limite fisso? La morte, come pena, non è che la pena del pensiero costretto a discendere nella morte. Loris si trovava dinanzi alla morte, senza che il silenzio di quell’ombra gli permettesse una distrazione.

La notte fu lunga. Non potendo dormire, Loris tornò alla finestra. La sua coscienza, attratta dalla vita notturna della città, vi si obliò lentamente. Per lunghe ore i suoi occhi seguirono i passi di tutti i viandanti; i suoi orecchi si tesero dietro il rumore sordo delle carrozze, che si allontanavano per tutte le vie; contò più volte le finestre illuminate, assistè con una specie di trepidazione al loro spegnersi, e, quando tutto fu nell’ombra, il suo pensiero vi oscillò inconsapevole. La stanchezza stessa lo cullava. Giù in fondo al cuore,