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A questa ingiuria tutto il suo essere di donna si ribellò. L’ingiustizia di Loris era così pazza che ella sentiva di potergli resistere, ma cercando una risposta non la trovò, e questa impossibilità le ridiede il sentimento di tutta la propria debolezza femminile dinanzi al suo rifiuto. Allora una feroce speranza di essere scoperti le balenò al pensiero come una vendetta: arrestati tutti e due, impiccati assieme!

Loris fece un movimento come aspettando la risposta; poi si distese sul divano, allungò la mano alla lanterna, la spense.

Olga ripiombò nelle tenebre, immobile, ascoltandosi battere il cuore. Le pareva di essere morta al mondo, e di cominciare la propria veglia al buio, nella tomba, come una vestale sepolta viva.

Loris si era riaddormentato.

Al mattino coperse col mastice il foro della finestra; la tinta non vi si combinava perfettamente, ma sarebbe stato impossibile sospettare della cosa senza prima conoscerla. Poi non ebbe da fare altro. Olga era rimasta sdraiata sul divano, colla faccia rivolta al muro, fingendo di dormire. Alla poca luce, filtrante dalle finestre socchiuse dei corridoi e del palcoscenico, si vedeva l’ombra sprofondarsi nei palchetti, allungandoli come tanti anditi di una inesplicabile raggiera. Loris fantasticò che mettessero capo a tutti i castelli della nobiltà russa, lungi per le immense provincie dell’impero. Nel vasto palco imperiale