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Ma appena seduto volle ricominciare. Il lavoro procedeva lentamente. La respirazione di Loris diventava asmatica, le sue ginocchia scivolavano sul tappeto nello sforzo di premere col petto sulla testa del trapano. Se Loris non avesse incontrata la doccia, tutto era perduto. Allora Olga dimenticò tutto il proprio orrore di quell’attentato per non sentire che la disperazione di lui dopo tanti sforzi eroici. Le sue labbra mormoravano istintivamente una preghiera; poi se ne accorse e ne fu sconvolta. Quel ritorno alla fede di fanciulla, per pregare da Dio la protezione a una tale opera, era di una empietà così atroce, che vinse tutta l’incredulità della sua educazione nichilista. Loris proseguiva sempre; evidentemente l’orgasmo gli cresceva le forze.

Finalmente il taglio della subbia stridè sul rame della doccia; Loris diede un colpo, e s’intese la subbia arrestarvisi nell’altra parete. La doccia era forata, ma Loris sfinito, invece di alzarsi, chiuse il vetro della lanterna e, tirandosi addosso la pelliccia, vi si rotolò. Così sudato si era accorto improvvisamente del freddo, poichè i caloriferi erano spenti da un pezzo.

Passò del tempo. L’orologio d’una chiesa suonò le tre del mattino.

— Se i vostri amici di Pietroburgo potessero immaginare una simile nottata! esclamò d’un tratto Loris.

A questa allusione Olga arrossì nell’ombra.