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porante nella luce del gas, si confondeva ai loro sguardi in una sensazione intensa di calore; mentre sulle fiammelle dei becchi l’aria si muoveva con un moto regolare di respirazione, e gli spettatori si mantenevano immobili in una attenzione d’incantesimo. Loris, colla mano sulla maniglia della porta, sbirciava nel corridoio.

— Tenetevi pronta.

Rapidamente aveva estratto dall’uscio del palchetto le due chiavi unite da un anello, e aveva aperto la porta del contropalco. Per fortuna nel lato interno di questa un gancio di ferro piantatovi per sostenere gli abiti, avrebbe permesso di tenerla chiusa durante l’uscita della gente. Loris tornò nel palco, rimettendo le chiavi a posto. Nessuno aveva visto. Scrutò ancora nel corridoio; il pezzo, un gran pieno d’orchestra, stava per finire.

— Siete pronta?

Tese l’orecchio, guardò;

— Via! le gridò sottovoce.

Olga si cacciò nel contropalco; egli la seguì.

Erano al buio; la loro prima sensazione fu di sollievo. Nello stanzino angusto, stendendo un braccio, si toccava il muro. Non si udiva più la musica che tratto tratto, come un susurro. Cominciarono ad attendere, ma i minuti non passavano più; quell’ombra sembrava loro così densa, che ne sentivano l’impressione sugli occhi, mentre per una invincibile illusione i loro piedi si ab-