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tutto nel medesimo angolo sotto il divano. Poi Loris la chiamò:

— Saluta Lemm.

Questi non si era tratta la pelliccia; tremava visibilmente. Olga indietreggiò sul divano: non potevano parlare, ma Olga, restando nel pericolo maggiore, si mostrò più coraggiosa.

— Arrivederci, disse semplicemente.

— Ricordatevi le mie istruzioni, ripetè Loris, e d’un gesto lo spinse fuori del palchetto.

Allora sedendosi vicino ad Olga le spiegò come intendeva deludere la sorveglianza dell’inserviente, che rimaneva nel corridoio a ritirare le chiavi dei palchetti. Sul finire del concerto, al momento della massima attenzione, si nasconderebbe nel contropalco, tirandosi contro l’uscio: l’inserviente trovando il palchetto vuoto dopo lo spettacolo lo chiuderebbe a chiave. Quando il teatro fosse deserto, lascierebbero il nascondiglio e riaprirebbero la serratura del palchetto: Loris le mostrò, nella tasca della pelliccia, un grimaldello e la lanterna cieca. Bastava spiare il momento più opportuno; Loris lasciava socchiusa la porta appositamente.

Allora per entrambi cominciò la grande attesa: i loro cuori battevano così forte che l’uno sentiva quello dell’altro. Olga si rimise la pelliccia, Loris non se l’era cavata; ascoltavano il concerto senza comprenderlo, per indovinare quanto durerebbe ancora, dimenticando di averne il programma su cartoncino azzurro. Tutto quel bianco, quasi va-