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— Buona notte, Olga.
Loris uscì a passo lento: ella cacciò subito il capo sotto le lenzuola, perchè non la udisse piangere.
L’indomani fu lunghissimo.
Lemm dopo una notte d’insonnia entrò nel loro appartamento di buon mattino, per vedere se Loris ed Olga fossero alzati. Era vuoto, con quell’aria di albergo senza nessun oggetto personale, che vi rivelasse una intimità. Le finestre socchiuse lasciavano filtrare una luce fredda e bianca. A poco a poco gli tornò la paura; sarebbe per quella notte! Tutte le disperate difficoltà di quell’impresa, nella quale la volontà di Loris l’aveva travolta, gli si alzavano dinanzi come fantasmi beffardi. Chi era Loris? Perchè gli aveva egli ceduto? Che cosa voleva Loris infine? Era tornato in Russia, ricco del danaro rubato al giuoco, coll’ambizione demente di dominare tutto, rivoluzione ed impero.
Adesso dormiva. Lemm, fermo dinanzi alla sua porta, si ripeteva incerto:
— Dorme?
Ma gli dispiaceva di crederlo: anche l’altra dormiva, o almeno stava a letto ripensando a lui, che era andato senza dubbio a visitarla nella notte.
La collera lo riprendeva sordamente, lentamente.
Loris invece dormiva davvero, mentre Olga era già alzata. Lemm, udendola girare per la camera, battè al suo uscio; Olga già vestita venne ad aprirgli.