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che la natura esige dai sessi. Mi pare che, invece di piangere, potevate dirmi francamente che vi sono antipatico. Ecco la legge dell’amore: non vi piaccio, non parliamone più.
Ma Olga non si rasserenava.
— Per Dio! gridò finalmente l’altro: non vi ho già battuta, e uscì tirandosi dietro l’uscio.
Olga si rimise a piangere con grande dolcezza: le pareva di ritrovare in quel dolore tutte le delicatezze e le pudicizie di un primo amore. Si svestì, si coricò, avvolgendosi in questa nuova melanconia, come in un’altra coltre più fina, e cercando di addormentarvisi; ma quando intese Loris rinchiudersi nella propria camera, scese dal letto e corse alla sua porta, stringendosi entro la camicia nell’ombra. Vi stette qualche minuto in orecchi; poi la baciò, e tornò a letto.
L’indomani, dopo mezzogiorno, Loris tornò colle subbie, era serio. Mandò Olga a chiamare Lemm e si mise subito a provare una subbia nel trapano; aveva pure comprato i piccoli ganci a vite, una lanternina cieca, un cacciavite e una scatolina di mastice per dissimulare il foro del muro.
Lemm entrò accigliato.
— So quello che vuoi dirmi, ho visti i manifesti.
Olga si sentì stringere il cuore.
Il primo concerto colla Nilson sarebbe per l’in-