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— Che cosa debbo volere? Venivo a fare conversazione.
La sua faccia parve rabbonirsi, mentre i suoi occhi seguitavano ad esaminare Olga più intensamente. Anch’ella era triste.
— Pensate al nostro pericolo?
L’altra scosse la testa.
— Sono persuaso che saremo scoperti prima, così Loris ci avrà uccisi inutilmente; e seguitò esponendole con acutezza tutte le impossibilità pratiche di quel disegno da romanzo. Olga ascoltava distrattamente.
Nella camera abbastanza grande le cortine bianche del letto disegnavano un’altra tenda, sotto la quale l’ombra sembrava salire come un vapore da una coperta di seta azzurro-cupa, mentre l’armadio dorato ed istoriato delle sacre iconi si ergeva dappresso, nell’angolo, come un altare.
Due lampade di vetro cilestro vi pendevano innanzi immobili e spente. Nessuna eleganza femminile attenuava la severità fredda di quella camera. Olga vestiva ancora l’abito, col quale era giunta da Pietroburgo; solo due pianelline di bulgaro bronzato, che le lasciavano scoperto tutto il collo del piede, sembravano il principio di un’altra toeletta più comoda ed intima. Ma Olga non aveva mai posseduto abiti da casa o da notte. La sua graziosa testa bionda, abbandonata sulla spalliera della poltrona, aveva in quel momento una delicata espressione di sofferenza.