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— Vengono: suona, Andrea Petrovich.
Questi attaccò energicamente una marcia.
— Quanti sono?
— Martino Ivanovich Kepskj, Sergio Nicolaievich Lemm: Sergio ha il violino. Vanno adagio.... Oh! Ecco! vengono anche Michele Ossinskj e Ogareff.
E si ritrasse. Fedor stringeva il crescendo della marcia con troppa nervosità alterandone il ritmo così che quelli, che stavano per arrivare, si fermarono sotto le finestre sorridendo.
— È da un pezzo che Andrea Petrovich storpia così la propria marcia trionfale? chiese Dmitri Alessandrovich Ogareff al dwornik, che passeggiava in sentinella, secondo gli ultimi regolamenti di pulizia urbana, dinanzi al portone della vasta casa.
— No: ha cominciato ora. Vorrebbe dirmi vostra Alta Nobiltà quando la grande opera sarà finita? Mia nipote Catia Ivanovna ha già imparato la romanza del primo atto, che vostra Alta Nobiltà ebbe la degnazione di trasmetterle per mano mia.
— Sta tranquillo, mio caro Giacomo Martinovich Clemens, rispose il giovane conte Ogareff battendogli famigliarmente la mano sulla spalla, l’opera sarà finita entro l’anno. Tu sai, perchè sei figlio di cantante e zio di cantante, che un’opera in musica è un’impresa piena di difficoltà: il nostro giovane Andrea Petrovich supererà Glinka, ma è