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— Signorina, le disse colla inimitabile cortesia dei vecchi gentiluomini, indicandole Loris e Lemm: voi sola potete avere il supremo coraggio di non commettere imprudenze.

Olga commossa lo ringraziò con un sorriso; Lemm aspettava presso la porta per aprire, e si sentì rimescolare dal saluto affettuoso del principe. Appena usciti gli altri, il passo di Matrona su per le scale lo costrinse a nascondersi in fondo all’appartamento.

Matrona raccontò sorridendo ad Olga di avere incontrato l’ingegnere, tale credeva fosse Loris, con quell’altro signore, che le era parso oltremodo brutto. La ragazza, alta e grossa come un facchino, parlava ad Olga con tenerezza di bimba, perchè quei pochi giorni erano bastati ad innamorarla della medichessa. Avrebbe voluto passare con lei tutto il giorno se la mamma, costretta a surrogare spesso il marito nel suo ufficio di sentinella, avesse potuto concederlo. Olga invece la riteneva il meno possibile nell’appartamento. Quella sera Matrona era anche più espansiva, ma l’altra la licenziò quasi bruscamente. La ragazza se ne andò triste.

Olga era tornata nella propria camera, credendo Lemm già uscito; invece le comparve improvvisamente davanti.

— Che volete?

Il piccolo ebreo la guardava stranamente, quindi mettendosi a sedere con una famigliarità, che non piacque alla fanciulla, rispose: