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mascherata dall’armadio; osservò solo che il prolungamento della distanza dal teatro, per evitare che la casa crollasse loro addosso, non gli pareva sufficiente. Era impossibile poter calcolare i contraccolpi dello scoppio: molti palazzi vicini screpolerebbero; qualcuno, malandato o mal costrutto, potrebbe addirittura inabissare. E guardò Loris.

— Voi concepite la guerra così: badate a non perirvi nella prima battaglia. È questa la stanza?

— No.

Lo condussero in fondo all’appartamento, in un gabinetto, che dava sul cortile della scuderia. Lì avrebbero collocato la pila, essendo la camera più lontana dal teatro. Vi rimasero tutti e tre in silenzio: Olga teneva una candela in mano. Lo stanzino doveva aver servito alla toeletta di una signora, perchè vi restava ancora un vago odore di muschio: nella volta erano dipinti degli amorini.

Improvvisamente si sentirono lontanissimi l’uno dall’altro in quel gabinetto, dal quale per opera loro sarebbe partita la morte di migliaia di persone. Olga guardava un fiore del tappeto, Lemm imbarazzato dalla propria qualità di padrone di casa, ospitando un principe, si era perduto nel sentimento di una solitudine sconfinata ed assurda; Loris e il principe tacevano. Una sensazione insopportabile di risveglio dal sogno tragico, nel quale vivevano da due settimane, li opprimeva. Perchè quell’attentato contro tanta gente? Perchè uccidere in una sola volta due o tre mila incon-