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chero, ordinò al proprio cocchiere di fermare, e scese rapidamente. Loris lo imitò.

— Sapevate dunque che sarei arrivato stasera, gli disse il principe ad alta voce stringendogli affettuosamente la mano: vi ho portato tutto, la doppietta Hamerless e le grosse cartuccie metalliche, che mi avete ordinato.

Qualcuno si era arrestato a contemplare la scena; il principe, osservando colla coda dell’occhio lo stesso sergente, seguitò il discorso a più alta voce, poi ordinò al cocchiere di scendere all’Hôtel de Europe, e salì nel fiacre di Loris. Si erano messi la doppietta in mezzo, Loris teneva la valigia fra e gambe. Oramai annottava; il principe scese, dicendo a Loris, che fra un’ora lo avrebbe raggiunto a casa. Tutti ve lo aspettavano.

Il principe parve di una freddezza glaciale: quando Loris gli ebbe esposto tutto il proprio disegno nei più minuti particolari, rispose lentamente:

— Questo attentato è così improbabile che non può temere nulla se non dal caso.

— Lo aiuteremo, ribattè Loris.

Allora il principe mostrò loro i falsi passaporti, che si era procurato, comprandoli secondo il solito dalla polizia, perchè potessero servirsene nella necessità di una fuga. Loris li dichiarò inutili.

— Comunque riesca la cosa, entreremo subito in campagna: un regicida non può fuggire.

— Voi, disse il principe a Lemm, perchè