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minciò dal farsi accompagnare in un magazzeno da sarta, e le regalò un vestito.

Lemm aveva preso un vecchio soldato, rimasto senza nè mestiere, nè padrone per la triste abitudine dell’ubbriachezza. Lo aveva trovato una mattina passeggiando nel Giardino del Romitaggio: il soldato gli aveva chiesto un mozzicone di sigaro, facendo il saluto militare; l’altro finì col condurselo a casa. Il vecchio, che avendo servito nella cavalleria adorava i cavalli, quando seppe dal padrone il proposito di comprare una pariglia di trottatori, stentò a contenersi: in quella prima effervescenza promise di non ubbriacarsi quasi più.

— Ecco, batuscha, non si può smettere, ma quando si ha un cavallo, non si ha più bisogno di andare alla bettola per cacciare i cattivi pensieri: si resta nella stalla a parlare con lui. I cavalli sono molto intelligenti.

— Bene, bene, Alessio Alexeieff: quando vorrai ubbriacarti, me lo domanderai, disse Lemm sorridendo. Se non avrò bisogno di te per molte ore, te lo permetterò.

Il vecchio s’accarezzò colla grossa mano sudicia la barba incolta, guardando il padrone con simpatia mista di diffidenza.

Questi comprese.

— Ti darò io stesso una bottiglia di vodka, quando potrò permetterli di ubbriacarti, ma ti chiuderò nella stalla. Sei contento?

— Ah! ah.