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un’urgenza rivoluzionaria. Lemm corse al villaggio per avvisare la zia della propria partenza, e ne ritornò con un piccolo fagotto di panni, mentre Loris sulla strada faceva passeggiare i cavalli.

La sera stessa Lemm non era più riconoscibile. Loris lo aveva mandato in un grande magazzino di abiti, perchè vi si mutasse in un signore quasi elegante, dopo averlo costretto a tondersi i capelli e a radersi la barba. L’indomani Loris seppe dall’orefice che per cinquecento rubli la vedova, già decisa ad abbandonare Mosca per ritirarsi a vivere in campagna presso alcuni parenti del marito, era pronta a cedere l’appartamento, magari colla maggior parte dei mobili: questi non erano gran cosa di bello, ma aggiungendone qualche altro e con pochi restauri potrebbero servire provvisoriamente; l’appartamento era munito di tappeti. Loris andò. Un’ora dopo per mille e settecento rubli aveva comprato quell’appartamento; la vedova non ne asportava che gli abiti e la biancheria. L’appartamento, suprema follia del marito morto e per la quale egli aveva contratto gli ultimi debiti, era più che decente: si componeva di sei stanze e una cucina. Nello stesso giorno Lemm, per incarico di Loris, prendeva in affitto l’appartamento vuoto dell’altra casa in via ***, già occupato da un colonnello del 10.º reggimento granatieri traslocato a Pietroburgo; l’appartamento, più vasto e ammobigliato con gusto migliore, comprendeva anche una scuderia e una rimessa in un secondo piccolo cortile della casa.