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nale del cortile comune, ma viziandone l’architettura con un loggiato a colonnine di ghisa e a vetri, tutto pieno di vasi come di piccola serra. Loris nell’esaminare la casa ne criticava vivamente l’ordine interno, accennando a modificazioni per disporvi un vero appartamento signorile: il proprietario, tanto offeso dalla giustezza di quelle critiche quanto lusingato dalla speranza di vendere caramente la casa ad un gran signore, che ne pareva incapricciato, si offerse di trattare cogli inquilini per ottenere subito, mediante un grosso compenso pecuniario, lo sgombro di un qualche appartamento. Allora Loris aumentò le difficoltà: la sua signora avrebbe voluto stabilirsi almeno entro un appartamento, da lei stessa arredato; impossibile ottenere questo in una simile casa. La signora, appassionata pel teatro e cagionevole di salute, aveva anticipatamente imposto al marito quella piazza; era un capriccio indiscutibile di dama; quanto al prezzo Loris affettava la più grande indifferenza.
Il proprietario era sulle spine; disse a Loris di ritornare l’indomani e di concedergli carta bianca per ottenere subito l’appartamento occupato dalla vedova del giudice, sul lato sinistro del cortile, e che dava sulla piazza con una finestra, mentre all’interno combaciava colla piccola serra dell’altra casa. La vedova, rimasta piena di debiti, acconsentirebbe facilmente dietro un regalo; agli altri quartieri era impossibile pensare. Loris parve lasciarsi persuadere.