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l’anno, perchè lo Czar vi si recherebbe per inaugurare nel grande museo politecnico l’esposizione dei costumi e degli oggetti necessari alla vita russa d’inverno. L’impresa arrischiatissima diventava impossibile dopo le prime nevi. Ma Loris non se ne aperse ad alcuno. Col principe si erano accordati in ciò solo, che questi fornirebbe i trenta chilogrammi di melinite necessari allo scoppio: sul come prepararlo Loris aveva conservato, anche con lui, il più altero silenzio. Ma non poteva condurre da solo l’impresa. Il suo pensiero cadde quindi su Olga Petrowna, alla quale si era già accorto di avere inspirato un sentimento abbastanza prossimo all’amore: infatti la giovane medichessa, incontrandolo un’altra volta per strada, si era fatta talmente rossa che qualunque altro, anche meno penetrante di Loris, si sarebbe accorto della sua passione.
Questi fu pronto a sfruttarla.
Accompagnò Olga a casa, e la prostrò con un secondo colloquio. Ella, che si aspettava a qualche galanteria, benchè le maniere di Loris non le permettessero punto simile speranza, soccombette alle prime severe parole. Con una brutalità non senza grandezza egli le espose sommariamente il proprio disegno. Olga allibì, ma Loris non le lasciò nemmeno il tempo di aver paura. Parlava freddo e splendido: mai nessun libro, fra i più rivoluzionari, aveva avuto per lei maggior fascino di poesia e di volontà; si sarebbe detto che egli