Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
141 |
— Non direste così se foste popolo. Ma non è l’assetto sociale che vi fa soffrire, perchè nessuno può davvero patire per essere principe e milionario: se tale sublime delicato esistesse, se vi fosse un altro Lisogub, rinuncierebbe subito ad essere principe e milionario gettando alla rivoluzione tutte le proprie ricchezze, e allora ridiventerebbe popolo. Insisto su questo per dovere di combattente. Mi avete proposto la morte dello Czar, vi ho risposto che bisogna spingersi ad un eccidio, nel quale perisca parte della corte e dell’aristocrazia. Manterrò la mia parola; per me lo Czar è appena un simbolo; voi invece non odiate che lui, e non avete osato ucciderlo.
— Mi credete un vigliacco?
— Non è ancora il tempo di giudicarvi. Lo Czar vi ha offeso?
Il volto del principe Vladimiro era diventato livido: un’espressione di odio febbrile ne scomponeva i lineamenti, rivelandone la bestialità, mentre la sua fronte alta ed aggrondata dominava ancora quella tempesta. Evidentemente il principe soffriva.
— Vostra moglie è giovane? gli chiese Loris con spaventevole ironia.
Il principe scattò in piedi; Loris l’imitò.
— Voi odiate, e staccò lentamente le sillabe, lo Czar, perchè vostra moglie lo ha amato.
Il principe parve vacillare.
— Comprendo, l’altro seguitò: non è che un