Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
127 |
— Olga, un signore.
Loris vestiva un abito elegantissimo da mattina, di taglio inglese. Olga gli venne incontro, senza essersi tolto nè il mantello nè il berretto.
— Vi disturbo forse? In ogni modo vengo per una cosa abbastanza grave, e volse un’occhiata fredda alla mamma, che si sarebbe potuta scambiare per una serva. Olga, ingannandosi sul significato di quello sguardo, sentì in fondo al cuore il morso di una cattiva vergogna, ma l’altra credendolo un cliente fu pronta ad uscire.
— Vorrei parlarvi segretamente, disse Loris.
Olga lo invitò a passare nella propria camera, e ne chiuse l’uscio. La miseria dell’arredo la fece allora arrossire. Non vi era che una poltroncina, Loris glie la offerse prendendo la sedia presso il letto.
Ella non osava guardarlo: si sentiva ridicola in quella camera, col berretto in testa, tutta chiusa nel mantello. La stufa spenta aveva lasciato scendere la temperatura troppo basso.
— Vi ricordate le vostre parole di ieri sera a cena? le si volse Loris sorridendo.
Ella parve non comprendere.
— Ah! esclamò poi, se io vi credo?
— Io pure vi ho creduto. Volete entrare in campagna con me?
La terribile semplicità di questo invito la sbigottì, il suo volto pallido divenne addirittura bianco.