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dalle due alle quattro di ogni pomeriggio per i servigi più bassi. Era una povera famiglia, della quale Olga doveva fare tutte le spese. La mamma vivendo sempre sola aveva finalmente preso il vizio di ubbriacarsi, mentre l’amore al marito giustiziato le si era mutato in monomania: ne parlava ad ogni proposito, assiduamente. Poi era avara; avrebbe voluto che Olga guadagnasse molto e le desse tutto il danaro: le rinfacciava sovente i sacrifici fatti per mantenerla a scuola, sebbene non fossero stati troppi, giacchè avevano potuto vendere la casa del babbo, unico loro patrimonio, sopperendo così a tutto senza che il loro povero sostentamento peggiorasse. Olga era figlia di un sellaio, la mamma era nata da meschini falegnami. L’educazione di Olga era stata per Sofia Semenowna un’idea del padre, eseguita per devozione e con segreti intendimenti di speculazione.
Una dottoressa avrebbe sempre guadagnato più di un’operaia.
Quella mattina mamma e figlia si bisticciarono più acremente.
— Il sarto Opernaumoff ti ha pagato? quella le disse sul viso aprendole la porta.
— No, rispose l’altra seccamente voltandole le spalle per entrare nella propria stanza.
La mamma ve la seguì. La camera di Olga sembrava una camera da uomo; era semplice sino alla povertà. Dove avrebbe dovuto esservi l’armadio delle sacre immagini, v’era una scansia